Rassegna Stampa redatta da SEL Cesano Maderno con le principali notizie relative alla nostra Città in edicola oggi Sabato 4 Febbraio 2012, sul Cittadino - Valle del Seveso.
LA CRICCA BRIANZOLA
Nuovi guai per Ponzoni Ed è giallo sull'uso di droga
La perizia di parte dice che nei mesi recenti è «pulito» Intanto per l'ex assessore spunta un'altra bancarotta
Un'altra accusa di bancarotta in vista per Massimo Ponzoni, l'uomo al centro dell'inchiesta che ha scatenato una bufera giudiziaria nel mondo politico brianzolo. Il tribunale di Monza, infatti, ha decretato con sentenza del 17 gennaio il fallimento della SM Pier-marini & Co, società con sede a Desio.
«DEBITI PER 3 MILIONI »
I giudici hanno rilevato che lo stato di insolvenza, «si ricava da una serie di elementi sintomatici», rappresentati «dall'elevato indebitamento, pari ad oltre 3 milioni di euro». Il nome della Piermarini, peraltro, risulta già citato nell'ordinanza restrittiva che ha mandato in carcere con accuse che vanno dalla corruzione alla bancarot- i ta il consigliere regionale Ponzoni, il vicepresidente della provincia Antonino Brambilla (oggi ai domiciliari), l'imprenditore Filippo Duzioni, e agli arresti domiciliari l'ex funzionario comunale di Desio Rosario Perri (l'unico a non aver chiesto misure alternative) e l'ex sindaco di Giussano Franco Riva. Ponzoni, in particolare viene indicato dal gip come «socio ed amministratore di fatto della Sm Piermarini». Gli viene contestato il reato di appropriazione indebita di alcune somme di denaro dalle casse della stessa.VILLA IN COSTA AZZURRACome quei 130mila euro, arrivati attraverso più bonifici e versamenti eseguiti tra il 2006 ed il 2008 dalla Piermarini su un conto estero intestato alla «Sci Le Dauphin», società monegasca intestataria di una villa in Costa Azzurra (la stessa residenza che sarebbe stata restaurata a seguito di accordo corruttivo dall'imprenditore di Lissone Giulio Mosca) in uso esclusivo all'ex golden boy desiano del Pdl, il 39enne Ponzoni appunto. Oppure altri 260mila euro emessi sempre dalla Piermarini & Co alla Euroco-struzioni, «in pagamento di fatture in tutto o in parte inesistenti per operazioni inesistenti». Queste contestazioni, qualificate come appropriazione indebita, potrebbero dunque essere modificate in altre accuse di bancarotta da parte della procura. Nuove accuse di bancarotta che andrebbero ad aggiungersi alle altre relative alla Pellicano, la Mais e la Perla.NEL 2011 NIENTE COCAINAI difensori di Ponzoni, in questi giorni, hanno proposto ricorso direttamente in Cassazione, per chiedere l'annullamento del provvedimento restrittivo, contestato in otto diversi punti. Venerdì scorso, l'avvocato Luca Ricci ha reso noto l'esito del test del capello effettuato su Ponzoni, dal quale è emerso che negli ultimi 10 mesi (quindi considerando il 2011), «si può escludere che Ponzoni abbia fatto uso di cocaina, e che sia un consumatore abituale di alcol». L'accertamento è stato fatto per difendersi dalle accuse dell'ex socio Sergio Pennati, che definiva Ponzoni un cocainomane, in un manoscritto datato però 4 marzo 2009, quindi prima del 2011.Federico Berni
L'IMPRENDITORE PIROLA AI MAGISTRATI
«L'assessore mi disse "scontami la Porsche e ti aiuto per l'area"»
Nelle carte dell'inchiesta sulla «squadra» di Ponzoni, che avrebbe condizionato le vicende urbanistiche di molti comuni della Brianza, a partire da quello di Desio, spunta anche il nome dell'ex assessore all'edilizia privata di quel Comune Felice Pioltelli, tirato in ballo dal concessionario auto Gabriele Pirola, amministratore della «Francesco Pirola e Figli» di Monza. L'imprenditore, anni fa, era interessato al cambio di destinazione di un'area da agricola a commerciale del punto vendita di Desio, per poter ampliare la sua attività. «Prima dell'esclusione della mia area dal piano di governo del territorio del 2004, non avevo ricevuto richieste di tangenti o di altri favori per essere agevolato nella pratica- ha riferito Pirola ai magistrati- ricordo solo che un mio dipendente mi disse che era venuto il geometra Pioltelli, un nostro cliente storico, per l'acquisto di una Porsche. Pioltelli fece capire al mio impiegato che avrebbe potuto darmi una mano se io fossi stato 'generoso' con lui in relazione all'acquisto della macchina (del prezzo di circa 70-80mila euro circa)». Alla fine, ha riferito Pioltelli, non ci fu nessun favore, ne da parte di Pirola, né di Pioltelli. A proposito di Antonino Brambilla, Pirola ha riferito che «non mi chiese favori, né altro, per agevolare la mia pratica». Secondo le accuse, Pirola è parte offesa del reato di concussione da parte di Ponzoni, che si sarebbe fatto consegnare in comodato d'uso un'Audi A3, ed un'Audi Q7.
Federico Berni
L'EX SINDACO DI GIUSSANO
Riva cambia legale e rinuncia al Riesame
Ha rinunciato al ricorso davanti al tribunale del Riesame, il commercialista nonché ex sindaco di Giussano Franco Riva. L'indagato, attualmente ai domiciliari, ha ritirato l'impugnazione, per un cambio di strategia difensiva da parte del suo nuovo difensore, l'avvocato Rosario Minniti. L'ordinanza restrittiva del tribunale di Monza, è stata impugnata invece ieri mattina dall'imprenditore bergamasco Filippo Duzioni, in carcere dal 16 gennaio, assistito dall'avvocato Fabrizio Rocchi. L'udienza si è tenuta in camera di consiglio. I giudici milanesi, si sono riservati la derisione, che potrebbe arrivare nei primi giorni di settimana prossima. Riva aveva già chiesto la revoca degli arresti domiciliari al gip, ma la richiesta era stata respinta. Dal giorno del blitz della Guardia di Finanza nei confronti dei presunti membri della «squadra» di Massimo Ponzoni, Punico ad aver ottenuto l'attenuazione della misura cautelare, è stato Antonino Brambilla, difeso dall'avvocato Ivan Colciago, che è passato dal carcere agli arresti domiciliari, dopo aver rinunciato al suo ruolo di assessore e vicepresidente della Provincia di Monza. Questo nonostante il parere negativo della Procura di Monza, basato siti vecchio precedente per corruzione che pesa sulla fedina penale di Brambilla, già condannato negli anni '90, all'epoca di tangentopoli, per vicende legate agli affari dei rifiuti, e sulla sua presunta possibilità di inquinare le prove, in virtù delle sue forti entrature nel mondo imprenditoriale e politico brianzolo.
Federico Berni
Brizzolato, spigliato: l'identikit di Pennati
A Seregno a caccia di informazioni sul grande accusatore di Ponzoni & Co.
È l'uomo senza volto, il "grande accusatore", l'input dell'inchiesta giudiziaria che ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex assessore regionale Massimo Ponzoni, anche se nel corso della sua lunga carriera professionale sono stati in molti ad avere a che fare con lui o anche soltanto ad incrociarlo. Stiamo parlando di Sergio Pennati, seregnese, 54 anni, l'ex socio che ha redatto il memoriale considerato decisivo dagli inquirenti per smascherare la presunta cricca che controllava i piani di governo del territorio di molti Comuni della Brianza. Descritto come un uomo spigliato, capace di emergere quando si trova in mezzo ad un gruppo, di altezza media e con i capelli brizzolati, Pennati sta trovando riparo in queste settimane nella sua famiglia, che ha nella seconda moglie Clelia l'angelo del suo focolare. Lasciata da un po' l'abitazione che occupava ad un passo dal Santuario mariano di Santa Valeria, oggi il grande accusatore dell'ex enfant prodige del Popolo della libertà lombardo vive a Desio e continua a frequentare l'ufficio che, per ironia della sorte, si trova nella stessa palazzina dove ha sede la Arco Costruzioni, l'azienda che invece è guidata da Argentino Corazza, cognato di Massimo Ponzoni. Chi lo conosce e gli è rimasto accanto in questa che indubbiamente costituisce la fase più delicata della sua vita continua a vederlo sereno, nonostante i provvedimenti di custodia cautelare disposti dal Tribunale di Monza e la pubblicazione sulla stampa di molti particolari inerenti la sua esperienza personale e non solo lavorativa certamente non lo abbiano lasciato indifferente. L'esplosione dello scandalo pare gli abbia soltanto consigliato una prudenza ed una riservatezza maggiori rispetto al passato ed alle abitudini che si erano consolidate strada facendo, tra le quali la più gettonata rimane il giro a piedi mattutino nel centro storico di Seregno, con tappa per il caffè a due passi da quel palazzo Martorio che nell'ordinanza del Gip è indicato come uno dei motivi cardine della sua rottura con Massimo Ponzoni.
P. Col.
IL FRATELLO DEL BOSS
«Penne a Ponzoni per l0mila euro»
«I politicanti vedi che sono scemi, si accontentano di lOmila euro di telefono, quando si accorgono che li stanno prendendo per il c... non servono più, io per Ponzoni l'ultima volta ho speso 10.000 euro di matite». Uno stralcio di un'intercettazione avvenuta a gennaio del 2009 sulla Bmw di Saverio Moscato (deceduto), fratello di Annunziato Moscato arrestato nell'ambito della operazione contro la 'ndrangheta Infinito. Saverio Moscato parla con Giuseppe Sgro, suo uomo di fiducia a sua volta arrestato. Le matite, spiega meglio Moscato: «sono penne omaggio per quando si vota Ponzoni.»
«Solo bugie, nessuna inchiesta su di me»
Lentate, Sasso rilancia. Veleni sulla lettera di solidarietàidei «comunali»
LENTATE Non si placano i rumors a Lentate legati alla citazio ne del sindaco, Massimo Sasso, nel testamento di Sergio Pennati, dove il commercialista e braccio destro di Massimo Pon-zoni definisce il primo cittadino di Lentate un uomo dell'ex assessore regionale e invita a fare attenzione all'area accanto al Comune. L'ultimo capitolo della vicenda però lo scrive proprio Sasso oltretutto alla vigilia del suo compleanno, che ha festeggiato ieri. Perché se martedì, durante l'incontro di quartiere a Cimnago, si era detto provato profondamente dal tam tam mediatico e giudiziario, due giorni dopo a Copreno, nel confronto con i cittadini, si è lasciato andare a un sorriso annunciando che: «Ho chiesto ufficialmente degli atti in procura a Monza, in cui si dimostra nero su bianco che non sono indagato. Bene la risposta è arrivata proprio oggi e non ci sono pendenze giudiziarie sulla mia testa, quindi erano solo bugie, soltanto illazioni. L'amarezza non è cancellata pensando soprattutto a chi, come i miei genitori, ha dovuto farsi carico di un inutile peso che proprio non si meritavano. Con questo documento della procura rispondo poi a chi ha tappezzato il | >,iese con manifesti di colore giallo, dove tra i diversi passaggi si legge anche: «Operazioni affaristiche illegali, i 11 combutta con l'ex assessore regionale del Pdl Ponzoni». Chiaro riferimento all'iniziativa della neonata lista civica Lentate sostenibile e solidale, matrimonio tra Pd, Sei e Lentate Futura. La sera in cui Sasso faceva queste dichiarazioni, il centrosinistra rispondeva però con diversi volantini per dissociarsi dall'iniziativa del segretario comunale, Paola Ca-vadini, d'invitare i dipendenti a firmare una lettera di solidarietà al sindaco sul caso Po i izoni. «Cavadini non solo è il segretarie ) ci inumale - dichiara Gianfranco Borin segretario Pd - ma è anche responsabile del personale. Chiedere di firmare ai dipendenti, per noi è stato un atto scorretto». Anche Lentate Democratica va avanti sulla sua strada, ha infatti protocollato la convocazione di un consiglio comunale per discutere il caso Pennati-Ponzoni e la mozione di sfiducia al sindaco che è stato convocato per il 10 febbraio.
Cristina Marzorati
GHERARDO COLOMBO EX MAGISTRATO
Malaffare, la Brianza si è resa disponibile ad essere aggredita
Tangentopoli vent'anni fa, poi le infiltrazioni della 'ndrangheta, ora la cricca. Possibile che la politica non riesca a starne alla larga?Il problema non è la politica ma i comportamenti dei cittadini di cui la prima finisce per essere, per diventare un riflesso. Se si chiude un occhio di qua, se si cerca il sotterfugio di là, se si tenta con la furbizia di aggirare questa o quella legge in apparenza uguale per tutti è chiaro che la corruzione può crescere e dilagare ovunque e in ogni contesto. In «Un paese immaginario», primo capitolo del mio libro «Sulle regole» presento una specie di campionario delle piccole e grandi disonestà che alimentano la corruzione (tra cui «si rendono edificabili terreni che dovrebbero essere destinati a parco (ancora in cambio di soldi)», ndr.)Ma ci devono essere per forza e sempre delle «regole» per fronteggiare la corruzione, il malaffare?Le regole vengono dopo la cultura, quella della legalità alla cui diffusione mi sono dedicato a tempo pieno da cinque anni dopo trent'an-ni e passa in magistratura. Certo quando regole e cultura vanno in conflitto a perderci sono sempre le prime perchè per quanto perfette si trova sempre il modo di aggirarle.Ma questa Brianza non le pare particolarmente sotto attacco, dalla corruzione alla criminalità organizzata?Premesso che delle ultime vicende so poco e che come sempre saranno indagini e processi a chiarire reati e responsabilità, evidentemente la Brianza è un territorio che si è dimostrato «disponibile» ad essere aggredito in questo modo. Perchè la mafia investa è necessario che ci sia qualcuno che accetti l'investimento, chiudendo gli occhi o facendo consapevolmente affari.Eppure stiamo parlando di un territorio economicamente forte, addirittura citato a modello su scala internazionale?Probabilmente la crisi si è fatta e si fa sentire anche qui e forse qualche difesa si è allentata. Ma può essere successo anche che, con un po' di presunzione, ci si sia ritenuti inattaccabili e non si sia prestata la necessaria attenzione ai segnali, ai sintomi del malaffare. Ma, ripeto, per me è prima di tutto una questione di cultura, di modo collettivo di comportarsi. È la disponibilità a servirsi di scappatoie o scorciatoie che favorisce l'affermarsi della criminalità nel settore economico-finanziario.Non crede che in questo modo però un sistema economico-produttivo che funziona finisca per farsi del male, con un autolesionismo che sia consapevole o meno?Siamo sempre lì, è una questione di cultura. Per esperienza posso dire che laddove ci sono tanti soldi è più facile allentare l'attenzione, o addirittura ricorrere volontariamente alla trasgressione. Se non c'è senso della comunità, se il profitto viene prima di tutto, è diffìcile, molto difficile fare argine ma ancor più capire è diffìcile evitare che il «paese immaginario» della disonestà, al di là dell'apparenza di leggi uguali per tutti, diventi realtà.Gherardo Colombo, 65 anni, natoaBrioscoma legato a Renate, in magistratura dal 1974 ale 2007, occupandosi di Loggia P2, delitto Ambroso-li, Mani pulite, i processi Imi-Sir, lodo Mondadori, Sme.Luigi Losa
FABRIZIO GATTI GIORNALISTA
Politica e 'ndrangheta Pdl e Lega facciano un esame di coscienza
Panzoni e la cricca. E' la tangentopoli della Brianza? E chi comanda veramente, chi decide?Il processo, in caso di condanna, stabilirà se si tratta di una tangentopoli limitata alla Brianza o estesa ad altri nomi del centrodestra lombardo, come sembra. Qui però i sintomi sono di una malattia sociale ben peggiore della tangentopoli del 1992. Le indagini dimostrano pesanti legami e presunti favori reciproci tra politica e 'ndrangheta. Non è necessario attendere la condanna per esprimere un giudizio etico. Se un politico ha contatti consapevoli con rappresentanti de l'n-drangheta, è già di per sè gravissimo. In ima democrazia comandano i cittadini, gli elettori. La 'ndrangheta raccoglie consenso politico anche in Brianza, sono i brianzoli ad aver accettato questi personaggi. Dov'erano i sindaci e gli assessori che per anni hanno firmato ordinanze contro kebab e minareti in nome della sicurezza quando la 'ndrangheta sotterrava rifiuti tossici a Desio, sotto gli svincoli della Valassina oppure ottenendo concessioni urbanistiche facili? Su questo, la Lega e il Pdl in Brianza dovrebbero fare un profondo esame di coscienza.Qual è secondo lei il danno peggiore per la Brianza?Quello che è successo nella neonata provincia dovrebbe spaventare. La nomina di alcuni assessori, le dimissioni di altri, gli arresti. Altro che minareti e kebab. I brianzoli stanno perdendo la libertà E' un danno strutturale. La 'ndrangheta non è lontana da noi, è una setta economica e politica che si arma e quando è in difficoltà le armi le usa. Bisogna aspettare il primo omicidio eccellente per reagire? Se andiamo a rileggerci le cronache locali, sono nomi che girano da venticinque anni. Qualcuno li ha dissotterrati e rimessi al potere, perché? Bisogna domandarlo ai sindaci che li hanno voluti, al presidente della Provincia, al governatore della Regione finché non daranno risposte accettabili. Dall'inchiesta emerge un disegno di corruzione e collusione tra politica, clan e alcuni imprenditori. Boss e colletti bianchi sanno bene che il mattone resta il miglior investimento, anche se poi capannoni e appartamenti restano invenduti o i cantieri rimangono a metà. Vent'anni fa non era così. Ma questa Brianza vi piace davvero?.Le mani sulla ricca Brianza: territorio non immune dal malaffare. L'opinione pubblica locale da sempre lo riteneva un problema tìpizzato al Sud. C'è da ricredersi?Era ora che ci si accoigesse di tutto questo. LaBrianza,come gran parte degli italiani, ha dormito per 18 anni. Ha lasciato fare. È forse un destino nascosto nel nome. Si dice che Brianza derivi dal celtico brig, altura. Ed è la stessa etimologia della parola brigante. Alessandro Manzoni non poteva descriverci meglio. Ma in mezzo a una maggioranza di don Abbondio, nonbisognapensare che abbiano vinto i bravi. Non ancora. Non è mai troppo tardi per reagire contro chi ci ha rubato l'onestà della politica.Fabrizio Gatti, 45 anni, originario di Albiate, è inviato del settimanale L'Espresso dal2004 dopo aver lavorato al Corriere della Sera e collaborato con il nostro giornale. Ha vinto numerosi premi per le sue coraggiose inchieste.Elisabetta Pioltelli
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