Prosegue la rassegna stampa redatta da SEL Cesano Maderno relativa alle notizie apparse il 4 Febbraio 2010 sul Cittadino Valle del Seveso, nel capitolo "La cricca brianzola".
LA CRICCA BRIANZOLA
Tutto (ma proprio tutto) sulla Cascinazza
Da cinquantanni a questa parte l'urbanizzazione dell'enorme area della Cascina è un caso politico L'ombra dell'inchiesta della Procura e la corsa per approvare 400 mila metri cubi di cemento
Cinquanta anni esatti sono passati dal primo atto urbanistico sulla Cascinazza. Ed è proprio la Cascinazza uno degli elementi più rappresentativi della variante al «Piano di governo del territorio» che tra poche settimane arriverà in consiglio comunale, quella variante che è sotto gli occhi di tutti anche a seguito delle ultime indagini della Procura di Monza che hanno svelato le attività illecite della "cricca" che puntava a mettere le mani anche sulla pianificazione urbanistica brianzola. La storia degli ultimi 50 anni dimostra come la Cascinazza rappresenti il sottile filo che lega l'urbanistica alla politica e agli interessi economici. Una storia infinita... Dal 1962 la vicenda dell'area verde del quartiere San Donato è rimbalzata attraverso le giunte comunali di / mezzo secolo, che non hanno saputo trovare la «quadra». Le enormi pressioni politiche hanno condizionato le norme urbanistiche in un continuo tira-e-molla che ha «congelato» l'area fino ai giorni nostri.I PASSAGGILa Cascinazza è passata dalle mani della famiglia Ramazzotti (quelli dell'amaro) a quelle di Paolo Berlusconi, fratello dell'ex premier, fino al quelle della famiglia Cabassi, che, tramite la Brioschi Immobiliare, rappresenta uno dei più grandi operatori immobiliari in Italia.Il primo piano di lottizzazione, quello del 1962, concedeva l,6milioni di metri cubi di edificazioni residenziali (più altri 150mila di servizi pubblici), ogg, la variate al piano di governo del territorio concede circa 400mila metri cubi di superficie edificabilc suddivisa in 130mila per residenziale e quasi 300mila per edifici a destinazione direzionale/produttivo. La storia della Cascinazza è di casa nelle aule del tribunale amministrativo: la storia urbanistica e giudiziaria vanno di pari passo. Il primo ricorso al Tar, da parte della proprietà dell'area risale al 1972 quando la famiglia Ramazzotti impugna il provvedimento del consiglio comunale che assegnava «soltanto» 388mila metri cubi di edificazione. Nel 1980, non riuscendo a costruire, la famiglia Ramaz-zotti esce di scena, vendendo l'area alla lei (Istituto edilizia industrializzata della famiglia Berlusconi).I DANNINeanche Berlusconi riuscì nell'intento di far edificare i 388me-tri cubi, previsti dal consiglio comunale, sulla Cascinazza, così nel 1993 parte la richiesta di risarcimento danni da parte della proprietà nei confronti del Comune. Questa causa, dopo vari ribaltamenti di fronte, si è conclusa nel 2007 quando la Suprema Corte di Cassazione di Roma sancisce che nessun risarcimento è da riconoscere alla lei.Il sindaco Roberto Colombo (Forza Italia) nel 2002, ha provato a ridare edificabilità all'area per 200mila metri cubi, ma la giunta Faglia (centro sinistra), eletta nel 2007 ha rivisto la variante di Colombo. Il 2005 è l'anno della legge «Ad Monzam» dato che Regione lombardia approva un provvedimento urbanistico applicabile a pochissimi comuni (tra cui Monza) in cui si stravolgeva la normativa di riferimento: la giunta Faglia fu così costretta a stendere il piano di governo del territorio (Pgt) che deve sostituire i vecchi Prg (che Faglia era pronto a portare in consiglio). La corsa contro il tempo porta all'adozione (ma non all'approvazione) del Pgt nel marzo del 2007, a pochi mesi dalle elezioni. A maggio dello stesso anno la giunta cambia colore e Marco Mariani nomina Paolo Romani all'Urbanistica: uno delle prime direttive del neo assessore è quella di stravolgere il Pgt e adottare la variante. L'area della Cascinazza, nel frattempo, passa dalla famiglia Berlusconi ai Cabassi: nel 2008 l'area è stata venduta alla Lenta Ginestra srl, società che per il 70% appartiene a Brioschi Sviluppo Immobiliare e per il 30% ad Axioma Real Estate.Romani nel 2009 passa a fare il ministro allo Sviluppo Economico, passando il testimone a Silverio Clerici che si ritrova una mostruosa mole di lavoro (non si può dire che durante la gestione di Paolo Romani si siano fatti significativi passi in avanti sulla approvazione della variante).RUSH FINALELa variante del Pgt prevede che, sui 500mila metri quadrati di superficie, verranno edificati 400mila metri cubi di cui 130mila di residenziale (e il 10% sarà convenzionata) e il resto sarà destinato a terziario/produttivo. Molte proposte del privato sono state respinte in quanto non conformi alla scheda tecnica della variante. E anche in questo caso sarà una corsa contro il tempo per l'approvazione del documento urbanistico che potrebbe mettere fine a questa vicenda che ormai è entrata nella storia di Monza: i tempi sono stretti e la tenuta della maggioranza in aula è molto altalenante e la volontà condivisa di approvare questo documento urbanistico è tutta da verificare. Ci sono, insomma, tutti gli elementi per pensare che torneremo a parlare di Cascinazza per molti anni avvenire.Andrea Trentini
IN CONSIGLIO
«Stop al piano C'è la firma di Brambilla»
«Questo piano di governo del territorio va congelato e poi saranno i cittadini, con le elezioni, a scegliere chi dovrà decidere il modello di sviluppo urbanistico: non possiamo fare finta di niente e dimenticare che c'è su questo Pgt c'è la firma di Antonino Brambilla che è stato raggiunto da un pesante provvedimento giudiziario». Roberto Scanagatti chiede di sospendere la discussione sulla variante al piano di governo del territorio e pretende chiarezza. L'assessore all'Urbanistica, Silverio Clerici, è categorico: «Non se ne parla di interrompere l'iter della variante, io sono tranquillo e andremo fino in fondo - e continua - il piano di governo del territorio è sotto osservazione anche a seguito delle dichiarazioni di molti consiglieri all'interno dell'aula».Anche il sindaco, Marco Mariani è intervenuto su questo argomento nell'ultima seduta di consiglio, interpellato da Rosario Montalbano (Pd) che ha chiesto se Mariani avesse notizie di qualche interessamento dei magistrati sul Pgt monzese: «Non ho avuto nessuna avvisaglia in questo senso ma non facciamo gli ipocriti: su un Pgt importante come quello di Monza è chiaro che ci sono molti imprenditori seri ma c'è anche della fuffa».Andrea Trentini
«Vittime dei pregiudizi politici Il progetto non devasta la città»
Silverio Clerici avrebbe stralciato volentieri l'affaire Casci-nazza dalla variante del Pgt. Così il lavoro sarebbe stato più facile. Il pregiudizio politico che quest'area si porta in eredità da decenni non permette di affrontare la questione con il giusto distacco, anche oggi che l'area ufficialmente non fa più riferimento alla famiglia Berlusconi.«La questione Cascinazza è stata fortemente strumentalizzata in questi anni - dichiara l'assessore all'Urbanistica a poche settimane dell'arrivo in aula della variante - il fatto che quello che era un imprenditore, poi diventato presidente del Consiglio, sia stato il riferimento per tanti anni di quest'area ha condizionato l'atteggiamento con il quale le varie amministrazioni hanno guardato alla Cascinazza». Clerici non ritiene di poter passare per cementificatore: «I limiti che abbiamo imposto con questa variante all'area della Cascinazza sono molto più stretti rispetto a quelli previsti dai precedenti piani, con la nostra pianificazione, infatti, il Comune otterrà una grande quantità, in termini di volumetrie, di servizi pubblici e la residenza rappresenta soltanto il 25% delle volumetrie concesse in questa zona».Anche secondo Clerici quella della Cascinazza è la vicenda più spinosa, a prescindere dalla questione strettamente urbanistica: «E' il problema di qualsiasi pianificazione che si è susseguita negli anni, è un argomento che si presta troppo facilmente alla strumentalizzazione: prima ci togliamo di torno questa vicenda meglio è». I limiti alle edificazioni sulla Cascinazza previsti dall'assessore Silverio Clerici all'attuale progetto proposto dal privato sono stati pesanti e hanno imposto una continua revisione della proposta dalla Lenta Ginestra. Non potendo costruire edifici destinati a grandi superfici di vendita si è anche dovuto cassare un parco fluviale (progetto collegato ad un'attività commerciale di Decathlon) nell'area limitrofa al canale Villoresi.Andrea Trentini
«Quando Berlusconi mi diceva che Monza gli remava contro
»
Nel racconto del giornalista che divenne assessore alla Viabilità la storia dell'affare più importante del secolo. Vista da molto vicino
A fine dicembre 1997 avevo il futuro professionale assicurato. Chi mi dava per certo, dopo aver fatto danni nella giunta di Marco Mariani, nella redazione del tg di Emilio Fede, chi in quella di Chicco Mentana. Pareva ci fosse solo l'imbarazzo della scelta per chi aveva avuto il "merito", dopo una battaglia più che trentennale tra proprietà e Comune di Monza, di aver messo tanti mattoni in cascina, cioè tanto cemento in Casci-nazza. Nettamente a favore della famiglia Berlusconi. Scontentando i costruttori locali che ancora si sfregavano le mani per il piano regolatore Piccinato (prevedeva una città da 300mila abitanti e quindi una Monza formato alveare).Tutto nasce nell'estate del 1996, in città non si parla altro che di piano regolatore {verrà adottato il 7 marzo dell'anno successivo) e, per naturai simbiosi come l'attinia col paguro bernardo, di Cascinazza (723.467 metri quadrati tra cascina e terreno agricolo ben coltivato che in realtà nasconde, ancora oggi, sabbie mobili e coccodrilli). Non c'è pgt senza Cascinazza e Cascinazza senza pgt. Ma, per ora, è amore mai consumato. Sull'area a sud di Monza, la preferita dal Lambro quando esonda, la Immobiliare Cascinazza vantava, fin dal 1962, una convenzione col Comune per costruire 1.624.012 metri cubi di residenziale e 71.511 di industriale in cambio del prolungamento del viale delle Industrie, realizzazione di un parco pubblico sulla sponda sinistra del fiume, attrezzature sociali e sportive e sedi stradali di lottizzazione. Un metro quadrato di terreno costava allora 1 lmila lire. Nel 1972 inizia la battaglia a colpi di carta bollata. Il ministero approva la variante del prg che prevede 388.485 metri cubi di costruzione. L'immobiliare Cascinazza ricorre al Tar per la riduzione degli indici di fabbricabilità. Dal 1973 al 1979 il Comune dice no a una proposta di piano di lottizzazione e due inserimenti in piano pluriennale di attuazione. Il 30 settembre 1980 l'Immobiliare è incorporata nella lei spa, l'Istituto per l'edilizia industrializzata di Paolo Berlusconi. Ma la musica non cambia. Sulla Cascinazza non si costruisce. E gli avvocati ingrassano, i ricorsi non si contano.La pazienza ha un limite. (Berlusconi junior chiederà i danni al Comune: "Un importo prudentemente stimabile in una somma compresa tra 207 e 293 milioni di euro, da 400 a 568 miliardi di lire, il danno commisurato alle mancate rendite dell'area dal 1965 ad oggi").Ed è così che nell'estate del 1996 nasce l'emendamento Longoni e che allora spaccò la maggioranza. Frutto di una trattativa serrata, condotta alla luce del sole, con la proprietà della Cascinazza. Il primo incontro ufficiale a palazzo municipale è datato 30 gennaio 1996. Presenti sindaco, mezza giunta, i legali di Berlusconi e Alessandro Benevolo, figlio di Leonardo, incaricato nel 1993 dalla prima giunta leghista guidata da Aldo Moltifìori di mettere mano al piano regolatore. Benevolo junior si dice "molto preoccupato" per un'eventuale massiccia costruzione sulla Cascinazza. Dopo quel vertice altri incontri con Antonio Anzani, legale rappresentante lei, ogni tanto della partita anche i due brianzoli Franco Vittadini (chiamato da Ombretta Colli in Provincia di Milano come assessore al Bilancio) e Domenico "Mimmo" Pisani, consigliere regionale di Forza Italia. E anche qualche cena al "Mangia e Ridi", il ristorante milanese di via Casati. Ottima cucina, peccato per le sedie da regista, coi nomi dei clienti illustri stampati sullo schienale ma assai scomode e troppo avvolgenti, dall'imbarazzante sensazione "muschio bagnato" quando ti alzi. E incontri anche con Paolo Berlusconi. Sempre insofferente. Una sigaretta dopo l'altra, un moccolo dopo l'altro, è scocciato del fatto che Monza continuasse a mettergli bastoni in mezzo alle ruote. Alla fine propongo di concedere alle ruspe di Berlusconi junior 240mila metri cubi da spalmare solo sul 15 percento dell'area (og-giilpgtconcede.perora, 474mila metri cubi di cemento tra residenziale e no; ma il suo valore è destinato ad aumentare in modo Ex-ponenziale). Il restante 85 percento la proprietà si impegnerebbe a trasformarlo in parco urbano, sistemando la viabilità lungo l'asse via Mentana- via Buonarroti e chiudendo il contenzioso legale. Il braccio di ferro con la mia maggioranza dura fino a 22 minuti dopo la mezzanotte del 21 dicembre. In consiglio comunale, quando ritiro l'emendamento. A Lidia Baiocchi, della Lista Pannella, "dispiace" che io debba "far vedere, a qualcuno evidentemente" che mi sto "dando dafare moltissimo". Tranquillizzo la collega (che, tra l'altro, mi ha preceduto all'assessorato della Viabilità ritagliandosi tre quarti d'ora di celebrità non certo per aver ridotto i tempi semaforici di largo Mazzini ma per aver riparato con chiodi e martello le traballanti sedie rosse della sala giunta): "Le assicuro che non devo rendere conto a nessuno tranne che al Padreterno, cosa che dovremmo fare in tanti". Emendamento ritirato dopo che nel pomeriggio la mia giunta approvò una delibera in cui impegnava tre professionisti, parole di Mariani, a "studiare le possibilità giuridiche per arrivare ad una transazione con la proprietà". La transazione, con la definitiva cancellazione del contenzioso, era uno dei due cardini dell'emendamento. L'altro voleva arginare l'invasione di cemento nell'ultima grande area rimasta libera a Monza. In fin dei conti Berlusconi, su quell'area, aveva tutti i diritti a costruire.La pace non fu e continuò il viavai nei tribunali. L'area nel 2008 passa da Berlusconi alla società Lenta Ginestra (che lo scorso anno presenta il progetto per una monorotaia che dalla Bettola arriva sino all'ospedale San Gerardo passando, coi suoi "ovetti", sopra la Cascinazza). Ma questa è un'altra storia, non è ancora finita. E dove ritorna a galla il cognome Berlusconi. La Cascinazza è un'area strategica per Ejqpo 2015. Con l'ultima proposta di variante al pgt (adottato ma non approvato) vale ancora di più. Tanto di più. E Monza è molto sensibile all'Expo tanto che dell'evento ne ha fatto un assessorato affidato a Paolo Romani. Cioè l'ex ministro imposto a Monza e a Mariani da Berlusconi senior nel 2007 per "risolvere" una volta per tutte la grana (nel senso di bega, guaio, problema) della mancata edificabilità sulla Cascinazza.E Longoni? Finita la buriana scatenata del prg incontrò Silvio Berlusconi, in compagnia di Pisani e Vittadini. Pisani era uno dei pochi ad avere sempre accesso alla villa del premier. Peccato che, quella volta, sbagliò villa. Andarono ad Arcore mentre il Presidente li attendeva a Macherio. E quindi arrivarono in ritardo. Ma Silvio più in ritardo di loro. Chiese all'assessore se fosse iscritto a Forza Italia. Rispose di no e che non aveva nessuna intenzione di farlo. Si saluarono. Berlusconi tornò al suo lavoro e Longoni al suo. Giornalista. Per la cronaca: al "Cittadino". Dove sta ancora adesso. Altro che Mediaset.Angelo Maria Longoni
Ora è di proprietà dei Cabassi
Da tre anni nel patrimonio del notissimo immobiliarista
Ma chi sono i veri proprietari di quest'area per la quale ci si sta accapigliando? Dal 2008 la Cascinazza è passata dalla società «Istedin» di Paolo Berlusconi, fratello dell'ex presidente del consiglio, alla «Lenta Ginestra srl», società che per il 70% appartiene a «Brioschi Sviluppo Immobiliare» e per il 30% ad Axioma Real Estate.Brioschi Immobiliare fa capo alla famiglia Cabassi, una delle potenze immobiliari italiane. Il progetto Cascinazza, però, è gestito dagli operatori locali di Axioma (e in particolare della società collegata Marconi 2000). Axioma, che ha come amministratore unico Angelo Bassani, e altre società immobiliari collegate (Marconi 200C e San Paolo Real Estate e B.m.s. Real Estate) sono proprietarie di diverse aree interessate a progetti di sviluppo immobiliare all'interno della variante. Progetti che sono balzati spesso all'onore delle cronache come quello in via della Blandoria, quello in via Cantore o quello di piazza Virgilio, presso la ex Colombo. Il progetto di maggior respiro resta, comunque, quello sulla Cascinazza.L'operatore privato, in questi anni, ha proposto diverse soluzioni di sviluppo dell'area del quartiere San Donato, ma non sempre erano conformi alle norme previste dalla variante. Le intenzioni di Axioma, tramite la Marconi 2000 che ha seguito il progetto, erano quelle di inserire l'area della Cascinazza nel circuito dell'Expo 2015, creando un polo di interesse tematico (sull'alimentazione) che potesse rientrare nel circuito turistico della grande manifestazione del 2015.1 progetti della Marconi 2000, però, sono stati fortemente ridimensionati dalle norme della variante che hanno imposto anche un limite alle super-fici di vendita commerciale. Un'altra proposta della Marconi 2000, infatti, era quella di sviluppare un grande parco pubblico attrezzato, in partnership con Decathlon. Anche questo progetto è stato rifiutato dagli uffici in quando la società francese poneva come condizione essenziale quella di poter disporre di una grande superfìcie di vendita, cosa che è vietata dalle norme della variante per la Cascinazza.Andrea Trentini
LE TAPPE
1962La Cascinazza è un'area di 723.467 metri quadrati di proprietà dell'Istituto per l'edilizia industrializzata. La proprietà è in lite con il Comune di Monza. Nel 1962 la stipula di una convenzione tra il Comune e Pallora Immobiliare Cascinazza di Monza Spa (nel 1980 l'area è stata acquistata dalla Soc. I.E J. di Berlusconi). La lottizzazione prevedeva la possibilità di costruire 1 milione e 750mila metri cubi in cambio della cessione a titolo gratuito di282mila metri quadrati all'Amministrazione comunale.1964Nel giugno del 1964vennero trasferiti al Comune 44.000 metri quadrati per viale Industrie, 135.000 destinati a parco,52.200per altre strade, 41.100 per aree fabbricabili e 10.000 per impianti sportivi L'Immobiliare da allora non riesce a costruire: nell'ottobre dello stesso anno venne approvata una variante di Piano regolatore generale che riduce gli indici di edificabilità a 764.300 metri cubi, poi ridotti ancora nel 1971 a 388.485 metri cubi: queste volumetrie non furono mai realizzate, in quanto azzerate dal Piano dei servizi che nel 1980 vincolò a verde e servizi tutta l'area.1983Nel 1983 con la Legge regionale 86 viene approvato il Piano regionale delle aree protette: nella planimetria d'insieme l'area della Cascinazza compare come facente parte del Parco del Medio Lambro.1989 :Nel 1989 la proprietà presenta nuovamente la richiesta perché fossero inseriti 388.485metri cubi, ma non viene accolta dall'Amministrazione comunale. Tra il 1992 e il 1997, viene approvato un Prg che salva la Cascinazza inserendola nel cosiddetto parco di cintura. Il Piano regolatore viene adottato ma non approvato.1993Il 4 gennaio viene notificato un atto di citazione da parte della proprietà nei confronti del Comune di Monza con una richiesta di danni che si riferisce ancora alla convenzione stipulata nel lontano 1962.Le sentenze si soprappongono fino a fine ottobre del 2004: la Corte d'Appello respinge la richiesta di risarcimento danni avanzata dall'Istituto per l'edilizia industrializzata (lei) di Paolo Berlusconi: circa300 milioni di euro.2005La Regione approva la legge 12che, in pratica, cancella il Prg e chiede di riformulare il Mano di governo del territorio. Inoltre si prevede la riduzione delle salvaguardie da cinque a tre anni e la Cascinazza torna in gioco.
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