Rassegna: Il Cittadino del 28/1/2012 - 2a parte - La Cricca Brianzola

lunedì 30 gennaio 2012 | ,




Rassegna Stampa redatta da SEL Cesano Maderno con le principali notizie relative alla nostra Città in edicola oggi Sabato 21 Gennaio 2012, sul Cittadino - Valle del Seveso.


LA CRICCA BRIANZOLA




Ponzoni resta dentro Adesso si indaga sui nomi eccellenti
L'ex assessore regionale in carcere a Monza. I domiciliari a Brambilla: «Nessuna tangente»

Vanno al tribunale del Riesame, Filippo Duzioni e Franco Riva. L'imprenditore bergamasco e l'ex sindaco di Giussano, impugnano l'ordinanza restrittiva emessa nell'ambito dell'inchiesta sulla «cricca brianzola», in forza della quale sono finiti lunedì scorso in carcere (Duzioni) e agli arresti domiciliari. L'udienza davanti al tribunale del Riesame di Milano, dovrebbe essere fissata già per il prossimo lunedi.Ha lasciato il carcere di Monza, Antonino Brambilla, dimissionario vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, al quale il gip Maria Rosaria Correrà ha concesso gli arresti domiciliari, accogliendo la richiesta avanzata in questo senso dal difensore del politico, l'avvocato Ivan Colciago. Brambilla, già condannato 20 anni fa per vicende legate all'inchiesta Mani Pulite, si è dimesso dunque dal suo incarico in Provincia, dove ricopriva anche l'assessorato relativo alla pianificazione territoriale.Ruolo, quello rivestito alla provincia monzese, che secondo le accuse, avrebbe ottenuto come contropartita per aver fatto parte della presunta «squadra», attraverso la quale Ponzoni sarebbe stato in grado di manipolare i piani regolatori di diversi comuni brianzoli: Desio, Giussano, anche se i sospetti si concentrano anche a Monza, Lentate sul Seveso, e altri. L'avvocato Colciago, ha raccolto lo sfogo di Brambilla (che è a sua volta avvocato), dopo aver lasciato il carcere. «Brambilla non è come il ministro Fornero-ha tenuto a dire il legale- non piange per le avversità della vita, ma si batte per dimostrarne l'ingiustizia; le consulenze tecniche non sono tangenti ma il lavoro di un studio legale, gli 800.000 euro che vengono contestati non sono frutto di corruzione, ma di tre anni di lavoro, di centinaia di ore di lavoro e di riunioni».Alla richiesta di attenuazione della misura cautelare, accolta dal gip, la procura di Monza aveva opposto parere negativo, «vista la sua ampia rete di conoscenze nel mondo imprenditoriale e politico, locale e nazionale».Restano in carcere Massimo Ponzoni, l'indagato principale, e (almeno fino alla pronuncia del Riesame) Filippo Duzioni, l'imprenditore la cui figura emerge come quella di un faccendiere che vanta contatti importanti all'interno del Pdl, a partire da Paolo Berlusconi. Le carte dell'inchiesta, in ogni caso, hanno fatto emergere nuovi particolari, dai contatti Pon-zoni Formigoni, fino a quelli con l'ex ministro ed assessore monzese all'urbanistica Paolo Romani, con colloqui che hanno sullo sfondo le vicende del pgt del capoluogo brianzolo. Nessuno degli avvocati difensori, per il momento, ha avanzato ricorso al tribunale del riesame. Da parte degli inquirenti, ufficialmente, non sono previsti interrogatori. La mole di carte sequestrate a seguito del blitz di lunedì scorso, sono al vaglio dei militari della guardia di finanza.

Federico Berni


LA SCHEDA
Tutti i reati contestati ai politici

La corposa ordinanza del giudice per le indagini preliminari (190 pagine più allegati vari) è il frutto di un'inchiesta cominciata alla fine del 2009 e che si è sviluppata su due fronti investigativi. Da un lato i reati contro il patrimonio ovvero appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito ad esponenti politici. Dall'altro il filone dei reati contro la pubblica amministrazione più fatti di corruzione, concussione e peculato. Tutte ipotesi di accusa che costituiranno la base per la richiesta di rinvio a giudizio, ovviamente successiva alla «chiusura indagini». Ma i tempi, naturalmente, sono tutti da verificare.


«Una vendetta, vuole solo incastrarmi»
Così il politico si è difeso in carcere dal memoriale del suo ex collaboratore

«Pennati vuole incastrarmi». Massimo Ponzoni non ci sta, e grida la sua innocenza dalla cella del carcere di Monza dove è recluso con le gravi accuse di concussione, corruzione e bancarotta.Durante l'interrogatorio di venerdì scorso, davanti al gip Maria Rosaria Correrà, l'uomo del Pdl si è soffermato a lungo sulla figura di Sergio Pennati, e sul suo memoriale del marzo 2009, pubblicato integralmente la scorsa settimana su queste colonne, sequestrato dai pm a dicembre dello stesso anno.«Se mi dovesse capitare qualcosa, la colpa è di Massimo Ponzoni, che mi ha rivolto minacce mafiose», scriveva Pennati, ex socio d'affari di Ponzoni, prima di elencare «le malefatte» di quest'ultimo.«E' nostra convinzione che quel documento sia stato redatto in malafede- ha detto l'avvocato difensore Luca Ricci- Pennati voleva essere aiutato dal nostro assistito in merito ad i suoi problemi societari, quando sentiva che Ponzoni si allontanava, allora si è vendicato».Secondo la difesa, il ritratto che Pennati fa di Ponzoni imprenditore, dedito a distrarre fiumi di denaro per le sue spese folli e per finanziare le campagne elettorali, è falso: «Gli unici problemi sono nati con le società in cui figurava anche Pennati, le altre sono state portate a termine con successo».Anche il presunto «uso smodato di cocaina», viene smentito. Secondo i magistrati, invece, le dichiarazioni di Pennati, interrogato più volte dagli inquirenti, sono state «riscontrare e verificate in modo rigoroso». Pennati «bugiardo», come sostiene il grande accusato Ponzoni, o credibile nelle sue esternazioni, come ritengono invece i pm? Forse la definizione più calzante per il ragionier Pennati l'ha trovata Rosario Perii «»uomo espressione di interessi 'ndranghetisti», viene definito), parlando con Franco Riva in una conversazione del 30 luglio 2009, quando era stato appena nominato assessore provinciale a Monza. «Un uomo spaventato e solo», lo aveva bollato, e quindi, aggiungono gli inquirenti, «potenzialmente pericoloso per il suo protetto: Massimo Ponzoni».

Federico Berni


L'ACCUSATORE

Sergio Pennati è personaggio assai schivo. E' stato a lungo collaboratore di Massimo Ponzoni. Proprio per questo motivo il "testamento" ritrovato nel corso dell'inchiesta nella sua abitazione viene considerato di grande valore. Sono elencate tutte le persone in "affari" con il suo ex amico.


LA CURIOSITÀ
Le fiamme gialle di Paderno e una montagna di documenti

E' stata la Guardia di Finanza di Paderno Dugnano, insieme al nucleo di polizia tributaria di Milano, a dare esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare nell'ormai nota inchiesta che vede coinvolto Massimo Ponzoni per appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, corruzione, concussione e peculato. I militari della tenenza di via Puecher, hanno dato esecuzione anche agli altri arresti,di cui un altro in carcere (quello di Antonino Brambilla, ora ai domiciliari). Un grande lavoro, insomma,è stato quello dei finanzieri fatto anche di lunghe intercettazioni e appostamenti. L'indagine, che nasce nel 2009, si è sviluppata su due fronti investigati: reati contro il patrimonio e finanziamento illecito a partiti o esponenti politici in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Ponzoni sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni ed amministrate dall'allora socio e uomo di fiducia, il ragionier Pennati. Dalle carte che hanno portato all'arresto della presunta «cricca» brianzola emergono intercettazioni eloquenti. E proprio dalle attività tecniche e dalle telefonate intercettate condotte dalle Fiamme gialle, insieme alla lettera «testamento» sequestrata a casa di Pennati e alle informazioni raccolte dagli investigatori, emerge un ritratto poco edificante del giovane leader del Pdl brianzolo.

Federica Vernò


Vasi da 10 mila euro e vacanze Un fiume di soldi per la cricca
Dagli appartamenti con lo sconto fino alle ville in costa Azzurra Un vorticoso giro di denaro in cambio di spericolate operazioni

Soldi, soldi, money, money come cantava Liza Minnelli in celeberrimo pezzo di «Cabaret» e l'accostamento al giro di quattrini, donne e potere monzese-brianzolo è persin banale. Un fiume di soldi, promessi, garantiti, incassati, procurati con artifizi degni di maghi e illusionisti, occultati persino nelle tubature di casa, distratti e volatilizzati in regali di vasi da lOmila euro piuttosto che in viaggi e vacanze in località esotiche, cene, droga, case vecchie comprate e rivendute al doppio o al triplo nel giro di un giorno, appartamenti superscontati, ville in costa Azzurra da2,5 milioni di euro, terreni rivalutati per milioni di euro, e via di questo passo.E tutto in cambio di sistemazioni di piani regolatori piuttosto che di spericolatissime operazioni immobiliari, finanziamenti per campagne elettorali, consulenze, incarichi professionali e politici. Quello dei soldi è il sottofondo, il leit motiv, il filo conduttore di tutta la corposa inchiesta della magistratura monzese nei confronti di Ponzoni & Co.. Si va dagli oltre 1,5 milioni di euro manovrati e maneggiati dall'immobiliare Il Pellicano fallita all'inizio del 2010, aun altro milione e mezzo di euro circa a sua volta entrati nel giro delle società La Perla, Piermarini, Serema a loro volta finiti nel gorgo dei giudici fallimentari, ai 3,4 milioni di euro della Mais, altra immobiliare fallita a metà del 2010.Erano l'impero, il castello di carte, sabbia e cemento messo in piedi da Ponzoni e dal suo clan, la moglie, il cognato, il commercialista, i soci entrati e usciti come nelle porte girevoli di un grand'hotel.Ci sono il milione e passa di euro che il gran faccendiere Filippo Duzioni dal 2008 al 2010 mette in campo con varie modalità e finalità per sostenere le campagne elettorali delle provinciali brianzole e delle regionali di Ponzoni.Ci sono gli oltre 800mila euro che il superesperto di urbanistica Antonino Brambilla mette insieme tra consulenze e incarichi pubblici (dall'Aler all'Alsi, dal Parco delle Groane e quello della Valle del Lambro, dal Comune di Monza a quelli di Induno Olona, Olgiate Olona, Mediglia, dagli ospedali di Monza e Vimercate/Desio all'Ersaf ) senza contare il mezzo milione dell'appartamento della figlia pagato poco più di lOOmila. C'è il mezzo milione custoditi nei tubi di casa da Rosario Perri l'uomo che ha «creato» l'enfant prodige della politica brianzola Ponzoni essendone poi superato in capacità di traffici e spregiudicatezza. E poi c'è la vecchia casa nel centro storico di Seregno comprata per 600 e passa mila euro, rogitata a 900 e rotti e nello stesso giorno rivenduta a 1,8. Incredibile ma vero. Qualcosa di simile è accaduto a Giussano per le aree sulle quali doveva sorgere un nuovo centro commerciale proprio di fronte al Carrefour: comprate per un paio di milioni di euro da Duzioni e rivendute a 4 ad Altarimi piuttosto che alle società interessate. E le rivalutazioni delle aree trasformate da agricole in residenziali o commerciali o comunque dove poter costruire di tutto e di più, soprattutto a Desio, sono addirittura sbalorditive: quasi 14 milioni il valore di quelle dove la Pam voleva costruire l'ennesimo cittadella del commercio lungo la Valassina, 50 (si proprio cinquanta) milioni di euro l'escalation alla borsa dei terreni comprati e venduti da Giulio Mosca e Nello Mariani tra Cascina Americana, Cascina San Giuseppe, Villa Buttafava. Tirare le somme è quasi impossibile e, soprattutto, farebbe girare la testa.

Luigi Losa

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