«Sasso uomo di Ponzoni a Lentate»
Ma il sindaco denuncia per calunnia Pennati e respinge ogni accusa di manovre sull'area ex Schiatti per la quale è già indagato l'estensore del Pgt Paolo Favole
Non so chi sia questo Pennati, ho conferito mandato al mio legale affinché la condotta calunniatoria in danno del sindaco divenga oggetto d'immediata segnalazione all'autorità giudiziaria». Così il primo cittadino di Lentate, Massimo Sasso, si difende dalle pesanti accuse a suo carico riportate nel testamento di Sergio Pennati, commercialista e uomo di fiducia di Massimo Ponzoni. Pennati preoccupato per la sua vita, nel 2009 «vuotò il sacco» e in quello che è già stato chiamato il suo testamento, elencò tutta una serie di uomini di fiducia di Ponzoni tra cui il primo cittadino di Lentate. Nel documento si legge «A Lentate è il sindaco "Sasso" che con il Ponzoni manovra le fila, si deve fare attenzione alla grossa area vicina al comune, è stata aggiudicata all'asta a delle persone vicine al Ponzoni, mi è giunta voce che abbia chiesto due milioni di euro per aumentare considerevolmente la volumetria». L'area vicina al comune è l'ex Schiatti, di cui avevamo parlato a novembre, quando si scoprì che Sasso aveva presentato un esposto ai carabinieri e in seguito l'architetto Paolo Favole, estensore del Pgt, venne indagato per tentata concussione in concorso, perché avrebbe chiesto denaro offrendo in cambio maggiore volumetria per l'ex tessitura. Lo scritto di Pennati descrive qualcosa di diverso e anzi ci sono parole pesanti come un macigno, come il passaggio in cui si evidenzia una Lentate gestita da Sasso e Ponzoni. «Ho lavorato nella segreteria di Ponzoni un anno tra il 2006 e il 2007 -racconta Sasso - quando era assessore all'ambiente. Il mio compito era seguire per il suo assessorato il convegno per i vent'anni dell'alluvione in Valtellina. Concluso quel contratto di lavoro, non ho più visto Ponzoni, a parte tre o al massimo quattro volte in eventi istituzionali dopo che sono stato eletto sindaco nel 2007». Allora perché Pennati fa il suo nome e cita l'ex Schiatti? «Non ne ho la più pallida idea, non conosco questa persona. Certo lavorando in ufficio in Regione, sono passati in molti, ma non capisco queste parole». Parlando del documento: «Indica il sindaco "Sasso" - e già il virgolettato sul mio cognome potrebbe far intuire che il Pennati non sa di chi stia parlando - quale soggetto che, in Lentate, «manovra le fila» con Massimo Ponzoni. Sempre restando al testo del documento, si legge che l'allora assessore Ponzoni avrebbe inteso operare illecitamente in relazione all'area prossima al comune in concreto l'ex Schiatti. Il consigliere Ponzoni non ha mai avanzato nei miei confronti la benché minima interferenza nella gestione amministrativa e nessun rapporto è mai intercorso tra il sindaco di Lentate e l'ex assessore per la gestione della cosa pubblica».
Cristina Marzorati
UOMINI E LUOGHI DELLA CITTÀ CITATI NELL'INCHIESTA
Cesano M. crocevia di incontri e di «traffici» di voti
Nel maxi-faldone delle intercettazioni legato all'inchiesta sul caso Ponzoni, non mancano anche riferimenti cesanesi, anche se si tratta di puri luoghi d'incontro o di conversazioni in cui sono citati marginalmente ex consiglieri o assessori. É il caso di Alessandro Soliman, attuale segretario Pdl Cesano, assessore allo sport e alle politiche giovanili con l'amministrazione Romano. Soliman viene citato nelle note a pagine 172 dell'ordinanza in un colloquio tra il commercialista cesanese Franco Riva, ex primo cittadino di Giussano, e tale Sergio. Nell'atto si legge: «(Sergio) mi hanno detto a Cesano chi è che ha votato quello di Limbiate, tutto il Clan Moscato... Soliman e gli altri tre consiglieri, Giacomini, Mandin... ine... il clan Moscato! (Riva) il Ponz mi ha detto che è contento di essersi tolto da quel giro B». Interpellato Soliman, ha risposto: «Il riferimento è alle elezioni regionali, quando rispettando le linee dettate dal partito (all'epoca il coordinatore di Monza e Brianza era Ponzoni) si decise si sostenere la candidatura a consigliere regionale di Massimiliano Romeo, ex sindaco di Limbiate». Altri riferimenti cesanesi nel documento sono a pagina 169 il «Motel del Giovi», citato semplicemente come punto d'incontro tra Ponzoni e un brigadiere dei carabinieri, e a pagine 163 il parcheggio del bar «La Rotonda».
Cristina Marzorati
Seveso: Alari assessore, Brambilla consulente
Così Ponzoni nel 2008 progettava di controllare il Pgt. Ma il sindaco Donati ha bloccato tutto
Nelle intercettazioni fatte dalla Polizia giudiziaria, riportate anche nell'ordinanza di custodia cautelare di Massimo Ponzoni e del vicepresidente della Provincia di Monza, Antonino Brambilla, compare anche il nome dell'ex assessore all'urbanistica Renato Alari. Per la magistratura una prova in più dell'atteggiamento di Ponzoni che cercava di influenzare le future scelte inerenti il Piano di governo del territorio anche a Seveso. Il nome di Alari compare così a pagina 184, in una nota, la 355, dove vengono riportati brevi stralci di due telefonate avvenute tra l'ex assessore di Seveso e l'allora coordinatore provinciale del Pdl. La prima telefonata, annotata e riportata nel documento del tribunale di Monza, è del 18 aprile 2008, qualche giorno dopo il primo turno delle elezioni amministrative. Il partito di Alari stava conducendo trattative con la Lega Nord per un eventuale apparentamento. In questa prima telefonata Massimo Ponzoni ordinava ad Alari, assessore all'urbanistica in pectore: «?tu avrai due consulenti, uno che ti dà la Donati, se vuoi, e l'altro che sarà Tonino (Antonino Brambilla ndr) basta e sei apposto, poi fai quel cazzo che vuoi». E Alari risponde: «?va bene?va bene?sot-to questo profilo non c'è problema». Il progetto di Ponzoni è di piazzare Brambilla come consulente per il Pgt di Seveso, operazione che sembra essere riuscita quando l'ex consigliere regionale parla con lo stesso Brambilla l'8 maggio 2008 e chiede a quest'ultimo come deve essere formalizzata la delega dell'assessore all'urbanistica di Seveso.
Il 13 maggio Ponzoni si congratula con Alari che nel frattempo, dopo il risultato del secondo turno, ha ottenuto la delega tanto attesa: «?comunque l'importante è che abbiamo vinto e che tu sei dove sei, il resto non conta - dice al telefono lo stesso Ponzoni che poi va avanti - ?chi è lo studio che ha fatto tutto il prima, lo studio tecnico che ha fatto tutto..» E Alari risponde: «Tre professionisti di Bergamo, Milano, Varese» A questo punto Massimo Ponzoni dà indicazioni ad Alari di portare tutto nello studio di «Tonino». Renato Alari, alla fine di marzo 2010, è stato estromesso dalla giunta del sindaco Massimo Donati. Il Pgt non è mai stato nemmeno adottato e il sindaco attuale nega che Brambila sia stato tra i consulenti ufficiali del Piano del governo del territorio. «Brambilla non è mai stato nostro consulente per il Pgt - ha commentato il sindaco Massimo Donati - Con lui abbiamo interloquito in quanto referente della Provincia e alle volte anche in maniera conflittuale»
LE REAZIONI
Revoca del Pgt o sfiducia al sindaco
La convocazione di un consiglio comunale, per richiedere la revoca della delibera di approvazione del Pgt e discutere la mozione di sfiducia al sindaco. Questa è la posizione di «Lenta-te Democratica», principale gruppo d'opposizione, alla luce della divulgazione a mezzo stampa del testamento di Sergio Pennati, commercialista desiano, braccio destro dell'ex assessore regionale Massimo Ponzoni. «Nella seduta che dovrà essere convocata entro trenta giorni dalla nostra richiesta, insomma entro la fine di febbraio - sottolinea il capogruppo Massimiliano Costantin - chiederemo al sindaco di spiegare quanto c'è scritto nel testamento e sopratutto coinvolgeremo l'intero consiglio comunale. Avanzeremo una mozione di sfiducia al primo cittadino, aperta a tutti i componenti di maggioranza e opposizione, vedremo chi la sottoscriverà. Altro passaggio che noi riteniamo fondamentale, sarà la revoca della delibera di approvazione del Piano di governo del territorio, certo se si troverà univocità su questo passaggio, non sarà necessario affrontare la mozione». Gianfranco Borin, segretario cittadino del Pd, si rammarica per quanto appreso: «Spero proprio che le parole usate da Pennati non corrispondano al vero, altrimenti sarebbe una cosa gravissima». Quali iniziative politiche intende adottare il Partito Democratico su questo tema? «L'abbiamo già fatto tappezzando la città con decine di manifesti in cui si chiede la revoca del Piano di governo del territorio». Angelo Campi del «Comitato per la salvaguardia dell'ex Schiatti»: «Ho protocollato in comune la richiesta di dimissioni del sindaco, della giunta e dell'interno consiglio comunale, perché non è possibile che tutti ignorassero delle così gravi». Dal fronte della maggioranza invece la Lega Nord non rilascia dichiarazioni, l'assessore Laura Ferrari e segretario Pdl esprime solidarietà e piena fiducia al suo sindaco.
Cristina Marzorati
Bovisio M.
Via per Desio: torre con l'ok di Brambilla
I referenti di Massimo Ponzoni interessati ad alcune operazioni urbanistiche che hanno riguardato anche il Comune di Bovisio Masciago. Nulla che, al momento, possa far pensare a qualcosa di illecito da parte della magistratura che non cita episodi specifici legati a Bovisio in nessuno dei documenti spiccati dal Tribunale di Monza per la custodia cautelare riguardante le persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta che ha sullo sfondo il fallimento della società «Pellicano» dell'ex consigliere regionale. L'area interessata è quella in via Desio, al confine con l'omonimo comune, di proprietà di un privato. L'area, nel 2004, durante la giunta di Gianfranco Ratti era interessata da un piano attuativo al fine di realizzare degli insediamenti industriali. Piano attuativo bloccato dalla subentrata giunta Stella per presunte irregolarità normative nella primavera di quell'anno. La giunta Stella si è poi mossa per la realizzazione di un nuovo strumento urbanistico che andava a sostituire il vecchio piano regolatore. L'area veniva quindi destinata ad un nuovo piando di insediamento produttivo. Durante gli incontri con i portatori di interessi, oltre a presentarsi il proprietario dell'area in questione, sembra che le trattative venissero direttamente seguite anche da Sergio Pennati il commercialista e socio di Ponzoni che, col suo testamento, ha di fatto dipinto un quadro a tinte fosche delle operazioni di Ponzoni stesso. E dietro al ricorso al Tar, ancora pendente su quell'area, ci sarebbe sempre Pennati.
Nell'ottobre del 2010 la giunta Galimberti ha approvato una variante al Pgt vigente, modificando nuovamente gli aspetti urbanistici dell'area classificata sui documenti come 14, prevedendo su quei terreni la possibilità di far realizzare al privato anche una torre con funzione commerciale di 55 metri di altezza. Ad approvare tale variante al Pgt, anche se con riserva e con la prescrizione di avviare uno studio sulla viabilità, è stata la Provincia di Monza e Brianza attraverso l'interessamento di Antonino Brambilla anche lui arrestato insieme a Ponzoni.
FRECCIATE DI COLOMBO A VAREDO
Figini vicino a Ponzoni ma il Listino è altra cosa
VAREDO
Il commento da Varedo sulla vicenda dell'arresto di Ponzoni è affidato a Maurizio Colombo, capogruppo della minoranza in consiglio comunale e candidato sindaco contro Marzorati alle ultime elezioni. «È risaputo che l'assessore Fabrizio Figini è molto vicino a Ponzoni, ma la vicenda giudiziaria sul Listino Formigoni che lo vede protagonista non ha alcuna attinenza con il caso che ha portato in manette l'esponente del Pdl». Il commento di Colombo si allarga poi alla tenuta della giunta provinciale: «Ora la giustizia può fare il suo corso. Certo si profila più di un dubbio sulla possibile tenuta della giunta di centrodestra v in Provincia, alla luce di questi sviluppi. Figini è stato eletto nel collegio di Giussano quando era sindaco uno degli arrestati? Potrebbe essere comunque un caso».
«Certi nomi non dovevo accettarli»
Il presidente Allevi ammette: ingerenze dei partiti nella lista degli assessori «Brambilla e Perri, indagini su attività svolte prima di essere eletti in Provincia»
La batosta pesa, anche perché non è la prima. Il presidente della Provincia Dario Allevi non nasconde l'amarezza mentre annuncia che la giunta proseguirà il suo lavoro: «Il momento - afferma - è diffìcile a livello politico, amministrativo e umano. Cose del genere toccano inevitabilmente le coscienze: mi rincuora il fatto che le indagini non hanno mai toccato il nostro ente e si riferiscono ad attività svolte da Antonino Brambilla e dall'ex assessore al Personale Rosario Perri prima della loro nomina nel nostro esecutivo». Su quello che è accaduto in via Grossi dal giugno 2009 mette la mano sul fuoco: «Io - assicura - sono molto attento a ogni delibera e a ogni determina per mantenere inattaccabile l'onorabilità della Provincia». Per la quarta volta, suo malgrado, è costretto ad esprimere fiducia nei magistrati che indagano su esponenti della sua squadra: lo ha fatto nel luglio 2010 quando Perri, poi dimessosi, fu sfiorato dall'operazione Infinito, lo ha fatto nel gennaio 2011 davanti all'accusa di violenza sessuale nei confronti dell'assessore alla Sicurezza Luca Talice, lo ha fatto a luglio dopo l'avviso di garanzia a Brambilla. «Per ora - commenta - le accuse al vicepresidente mi sembrano meno gravi rispetto a quelle ad altri imputati. Il suo comportamento in giunta è sempre stato ineccepibile, nella stesura del Piano territoriale di coordinamento ha seguito tutte le indicazioni che gli ho fornito. Non so se i magistrati hanno altri elementi, ma qui poteva arrivarci per meriti propri». Vale a dire, data la sua competenza, senza bisogno di guadagnarsi il posto attraverso favori a politici e imprenditori, come si legge negli atti giudiziari. Eppure nel 2009 in molti, anche nel centrodestra, hanno mal digerito la sua designazione a causa delle tante consulenze in comuni dentro e fuori la Brianza. In molti, poi, hanno criticato apertamente la promozione di Perri, da tempo chiacchierato per la gestione dell'urbanistica a Desio. Erano nomine imposte, si diceva, e Allevi ha sempre negato. Ora, però, ammette di non aver compilato di proprio pugno l'intera lista degli assessori: «Quando si concorre a creare una squadra - dice - la presenza dei partiti è inevitabile. Con il senno di poi avrei potuto evitare certe richieste che mi sono arrivate». «La questione morale - prosegue -deve tornare a essere centrale nel Paese: gli amministratori onesti, che sono la maggioranza, devono isolare le mele marce. È importante che in Provincia le persone di buonsenso di centrodestra e centrosinistra facciano quadrato per il bene dell'istituzione». È la sua risposta alla mano tesa del Pd che si limita a chiedere l'azzeramento della giunta, e non le dimissioni del presidente, con l'obiettivo di portare a termine il Ptcp.
Allevi non commenta l'arresto di Massimo Ponzoni e di fronte alla foto che lo ritrae sorridente con lui ricorda: «È stata scattata pochi minuti dopo la mia vittoria alle elezioni del 2009. Era un momento di gioia indicibile, in cui ho abbracciato centinaia di persone, tra cui l'allora coordinatore provinciale del Pdl. In oltre due anni credo che Ponzoni non sia mai venuto nei nostri uffici».
Monica Bonalumi
E ORA COSA SUCCEDE IN PROVINCIA
Si va verso un rimpasto, Terruzzi vicepresidente
Un rimpasto e non l'azzeramento della giunta: sembra questa la strada che Dario Allevi imboccherà per ridare slancio alla Provincia. L'idea di nominare persone nuove, magari tecnici, lanciata nei giorni scorsi dall'opposizione non piace al centrodestra. «Nel mio esecutivo - afferma il presidente - non ci saranno professoroni e la mia maggioranza non sarà modificata Ho vinto le elezioni con Pdl e Lega: finché avrò il loro appoggio rimarrò su questa poltrona, se mi verrà a mancare toglierò il disturbo». La posizione è condivisa dal Carroccio: «Non crediamo - commenta l'assessore allo Sport Andrea Monti - negli esecutivi dei superuomini. I governi devono essere legittimati dal voto dei cittadini». La nuova giunta dovrebbe nascere in tempi piuttosto brevi: «Non tirerò a campare - assicura Allevi - sono aperto a qualsiasi proposta che arrivi dalla mia maggioranza». Intanto c'è già chi ipotizza una diversa distribuzione delle deleghe all'interno della coalizione. La programmazione territoriale che era di Antonino Brambilla, potrebbe passare ai padani. In questo caso uno dei candidati a sostituire il vicepresidente potrebbe essere Diego Terruzzi che, come presidente della commissione urbanistica, è forse l'unico consigliere a conoscere nei dettagli il Piano territoriale di coordinamento.
Monica Bonalumi
DALLA PRIMA
Questa politica ha le ossa rotte
Ma indubbiamente la notizia dell'arresto dell'enfant prodige o golden boy della politica brianzola, così come quella del vicepresidente della Provincia ed esperto urbanista nonché amministratore di lungo corso, Antonino Brambilla, dell'ex assessore provinciale e dominus della politica di Desio per decenni Rosario Perri, nonché dell'ex sindaco di Giussano ed espertissimo commercialista Franco Riva, ha suscitato se non sorpresa di certo clamore. Perché quelle che erano le disavventure finanziarie e immobiliari di Ponzoni si sono saldate alle trame nemmeno tanto oscure sui piani regolatori, ora Pgt, di mezza Brianza, da Monza a Desio, da Seregno a Seveso. E non è detto che sia finita qui, o lì, o là. Il tutto con sullo sfondo, e non certo da oggi, l'ombra ancora più inquietante e minacciosa, devastante e rovinosa per l'economia stessa del territorio, dei legami della «cricca» monzese-brianzola, con la n'drangheta, la cui presenza è da tempo acclarata ancorché contrastata da magistratura e forze dell'ordine. Ad uscirne con le ossa rotte è soprattutto la Provincia come istituzione, a partire da quella giunta che proprio Ponzoni aveva, con la Lega, costruito e di fatto imposto al presidente Dario Allevi. Il quale in questa metà del suo mandato ha dovuto subire a più riprese l'onta prima del coinvolgimento nella questione 'ndrangheta dell'assessore Perri, poi quello in una vicenda di presunte violenze sessuali dell'assessore Talice (del Carroccio) ed ora, dopo la notizia nell'estate scorsa che era indagato, addirittura dell'arresto del suo vice, Antonino Brambilla, l'«uomo forte» della compagine di via Grossi oltre che il perno di tutta la strategia urbanistica e non solo dell'ente.
Gli arresti dei giorni scorsi, al di là dei drammi personali delle persone coinvolte, segnano di certo non solo la loro fine politica ma certificano irrimediabilmente la conclusione di una parabola di un «sistema» di governo a Monza come in Brianza che Ponzoni ha impersonato ed interpretato, costituendone il punto «massimo» (sic!) di riferimento per l'intera area di centrodestra e del Pdl in prima battuta, di cui è stato peraltro di fatto il fondatore e primo segretario-coordinatore.
È pur vero che da ormai un anno e mezzo il partito di maggioranza relativa del territorio aveva cercato di voltare pagina, anche se non è sin qui riuscito a darsi un assetto vero e proprio, una dirigenza espressa da un confronto e da un voto democratico della sua base, una linea poltica chiara rispetto alle necessità e potenzialità di Monza e Brianza.
Ma è altrettanto vero che il «sistema» messo in piedi, in una bulimia di denaro, potere e voti, da Ponzoni & C. ha intaccato pesantemente non solo il partito ma anche istituzioni e uomini. E non soltanto. Perché anche se ora tutti corrono a prenderne le distanze è chiaro che il potentissimo uomo di partito e punta di eccellenza brianzola in Regione faceva comodo a tutti, a Monza come in Brianza, a Milano come a Roma, da Formigoni alla Gelmini, da Romani a Berlusconi, per capirci.
Luigi Losa
Dalla Regione
Carugo, PdL: non capisco perchè si è ricorsi alla custodia cautelare
Il Pdl prova, ma non ci riesce, a nascondere l'imbarazzo, la Lega Nord incalza, il Pd attacca. Il giorno dopo gli arresti eccellenti il Popolo della Libertà tenta di far quadrato e anche chi, come il consigliere regionale Stefano Carugo, nel 2010 ha criticato la candidatura di Massimo Ponzoni alle regionali ora cerca di difenderlo. «Questo - sostiene - è un attacco a Roberto Formigoni e alla Regione. Gli arresti sono arrivati a tre anni dall'inizio delle indagini: non capisco la necessità della custodia cautelare dato che Ponzoni da tempo stava chiarendo la sua posizione con la Procura e non intendeva fuggire. Negli ultimi mesi, aggiunge, ha avviato una sorta di percorso di riabilitazione, si è allontanato da certe persone; mi sembra che si siano usati due pesi e due misure. Il centrosinistra, che chiede le dimissioni del governatore, non ha detto nulla su quanto accaduto a Filippo Penati». E a ricordargli che due anni fa lui era tra chi considerava inopportuna la corsa al Pirellone del desiano replica: «La giustizia faccia il suo corso».
«Non so - afferma Roberto Alboni, coordinatore vicario del Pdl provinciale- se esiste un sistema Brianza, come non so se esiste un sistema Sesto. La cosa importante è che sul nostro territorio la giustizia ha fatto il suo corso. Ora sta a noi far capire che le istituzioni funzionano: la politica deve espellere le mele marce che mettono in cattiva luce l'operato di tanti amministratori». Quindi si lascia sfuggire che qualcuno non avrebbe dovuto arrivare in determinati posti: «Comprendo- commenta - chi dice che Ponzoni e Rosario Perii erano chiacchierati. Sono state fatte scelte sbagliate, ma non so di chi sia la responsabilità».
«Un partito serio - taglia corto il consigliere leghista al Pirellone Massimiliano Romeo - deve lasciare a casa certi personaggi discussi. Ponzoni e Perri dovevano essere messi in disparte. Stesso discorso per Antonino Brambilla che avrebbe dovuto dimettersi a luglio: Dario Allevi avrebbe dovuto avere il coraggio di non portarlo in giunta». Pippo Civati del Pd chiede le dimissioni di Formigoni: la questione, spiega, è politica e non personale in quanto riguarda una lunga serie di esponenti del centrodestra alcuni dei quali, come Ponzoni, molto vicini al governatore.
Monica Bonalumi
Pisani, Udc
«Allevi e la sua giunta ora devono rassegnare le dimissioni»
«Massimo Ponzoni ha recitato una parte che non era in grado di interpretare e ha ricoperto ruoli non alla sua portata». Mimmo Pisani, una vita in Forza Italia prima di passare all'Udc, non fa sconti: è quasi spietato nella sua analisi della parabola del politico che è stato suo avversario. «L'ho det+o anche a lui - prosegue - è stato coordinatore provinciale del partito e assessore regionale: se non ci si rende conto dei propri limiti possono accadere brutte cose. Ponzoni è stato anche uno strumento e, probabilmente, non si è accorto di essere stato usato per abbattere me». H centrista è meno loquace sull'arresto di Antonino Brambilla: «Non conosco - afferma - i rapporti tra i due. Ritengo, però, che il vice possa aver abusato della sua posizione: non si può gestire l'urbanistica in tutta la Brianza e, poi, diventare assessore provinciale».
Pisani ora chiede le dimissioni del presidente della Provincia: «Dario Allevi - commenta - deve porsi il problema. Non possiamo trovarci ogni sei mesi ad affrontare una situazione simile: dichiari se ha subito pressioni nella composizione dell'esecutivo o si assuma le proprie responsabilità, ammettendo di avere sbagliato. Sia più umile e meno arrogante». È sulla stessa linea il Pd che, con una giravolta, non si limita più a domandare, come ha fatto per tre giorni, l'azzeramento della giunta e un segnale di discontinuità con la nomina di alcune persone di «specchiata moralità» che portino a termine il Ptcp, i piani delle cave e dei rifiuti, seguano le crisi aziendali e concludano il mandato nel modo più degno possibile. «Presenteremo una mozione di sfiducia - annuncia il capogruppo Domenico Guerriero - non comprendiamo la posizione di Allevi: invece di aprire una discussione franca su quanto accaduto in questi anni si è ricompattato con la Lega in nome delle poltrone». Le dimissioni sono invocate anche da Sebastiano La Verde di Italia dei valori: «Senza rancore - dichiara - il presidente paghi le conseguenze delle proprie scelte». Il Carroccio, dal canto suo, è deciso a non staccare la spina all'alleanza, ma chiede un rimpasto: «Fatti simili - riflette Stefano Taglia-bue - lasciano amareggiati. Ora dobbiamo salvaguardare le istituzioni».
Monica Bonalumi
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