Rassegna stampa Cesano Maderno, 26-5-2010

mercoledì 26 maggio 2010 | , ,




Iniziamo la rassegna stampa di oggi con notizie legate alla crisi della Giunta comunale di Cesano Maderno. Gabriele Bassani a pagina 13 de Il Giorno – Monza e Brianza "Altro scivolone, Busnelli impallinato dal fuoco amico":

Saltata anche l'elezione del presidente, ieri pomeriggio a poche ore dal consiglio comunale già convocato, la conferenza dei capigruppo ha deciso di rinviare la seduta al 10 e 11 giugno prossimi. Sembra incredibile ma serve ancora altro tempo per provare l'impresa di sistemare una situazione al limite del grottesco.


L'ennesimo colpo di scena per l'Amministrazione comunale si è materializzato l'altra sera al momento della conta dei voti per il nuovo presidente del consiglio comunale, che poi avrebbe dovuto essere sempre lo stesso Busnelli, dimessosi dopo i fatti di fine aprile. Dei 16 voti necessari (e dei 17 attesi contando i presenti), ne sono arrivati solo 15, con due schede bianche: Franco Busnelli è stato di fatto «impallinato» da due esponenti della maggioranza. Un altro «scivolone» clamoroso al quale quasi non credevano nemmeno gli esponenti dell'opposizione, usciti dall'aula in blocco per non partecipare al voto, dopo avere espresso solidarietà e stima verso Busnelli rifiutandosi però di votare quella che appariva come «una minestra riscaldata». Eppure all'inizio le cose sembravano mettersi bene, almeno su questo fronte, con la proposta della minoranza di cercare un'intesa su un nome da votare all'unanimità, subito raccolta dalla maggioranza. Ma nei 10 minuti di sospensione l'ottimismo ha lasciato spazio alla realtà di un consiglio ormai completamente diviso per fazioni più che per liste: l'accordo non si è trovato e al voto è il presidente non è stato eletto. Hanno avuto gioco fin troppo facile a quel punto le opposizioni nel commentare rivolti alla maggioranza: «Ormai da soli non riuscite nemmeno ad eleggere il presidente del consiglio». Anche in questa occasione, come in tutte le altre, nessuna relica dagli esponenti di Lega e Pdl. Archiviata la nuova gaffe, è toccato ad uno degli assessori superstiti, Fabio Pometto, con delega alle Finanze, leggere la relazione sul bilancio consuntivo 2009 la cui approvazione ha finalmente reso disponibili 389mila euro (di cui 11 ornila vincolati). Ma questo oramai, è diventato solo un dettaglio.


Sempre Gabriele Bassani a pagina 13 de Il Giorno – Monza e Brianza "La Giunta è ancora in alto mare":

Altro che ricomposizione! La maggioranza di Cesano Maderno è ancora in alto mare, la nuova giunta è ancora poco più che un'ipotesi e l'unica notizia buona, che perlomeno allontana interventi drastici dalla prefettura, è che il bilancio consuntivo del 2009 alla fine è stato approvato, persino col voto della minoranza. Ma se si aspettava il consiglio comunale di lunedì sera per conoscere, a distanza di quasi un mese, l'esito della crisi politica apertasi di fatto il 29 aprile scorso, l'attesa è andata largamente delusa. Dopo 24 giorni, sono stati necessari anche 40 minuti oltre l'orario di convocazione del consiglio per cercare di trovare la quadra sui nomi che dovranno entrare a far parte della giunta, dopo l'allontamento di 4 assessori da parte del sindaco Marina Romano (Lega) e le conseguenti dimissioni per protesta di altri 3 targati Pdl. La maggioranza infatti si è presentata all'appuntamento con l'assemblea civica solo alle 21,10, dopo che per tutto il pomeriggio sono stati avvistati continui andirvieni tra il palazzo Jacini, sede del Comune e la sede del Pdl a poche decine di metri di distanza.
Accolti da un applauso ironico da parte del moltissimo pubblico presente per l'occasione, i consiglieri di maggioranza hanno preso posto tra i banchi del consiglio dove non hanno aperto bocca per tutta la serata, lasciando il sindaco Romano sola a cercare di ribattere alle bordate che sono giunte di continuo dall'opposizione. Prima ancora di affrontare l'elezione del nuovo presidente del consiglio comunale in seguito alle dimissioni di Franco Busnelli, passaggio che avrebbe riservato un'altra clamorosa scivolata, è stato infatti l'ex sindaco Paolo Vaghi a chiedere che venissero dati chiarimenti sulla crisi e, soprattutto, che il sindaco indicasse i nomi dei nuovi assessori in sostituzione dei dimissionari, nel rispetto del regolamento comunale. Di fronte al pressing dell'opposizione il sindaco, che aveva inizialmente tentato di rinviare l'argomento alla successiva seduta di consiglio in programma ieri sera, è entrato nel merito: dei tre assessori dimissionari, due sono tornati all'incarico perchè le loro dimissioni sono state respinte, Fabrizio Bonafede (pianificazione territoriale) e Marcello Mitrano (affari generali grandi eventi), mentre esce di scena il vicesindaco Claudio Scolari, «vittima sacrificale» di quello che è apparso a tutti come un evidente regolamento di conti tutto interno al Pdl che, secondo quanto più volte ribadito dal sindaco durante la seduta, sarebbe l'unica causa dei problemi delle ultime tre settimane. Poi il sindaco fa il nome di un consigliere comunale, Andrea Rovelli, capogruppo Pdl, suscitando la reazione delle minoranze: «E qui in consiglio, se è diventato assessore deve dimettersi». Allora il sindaco si corregge e fa il nome di Alessandro Soliman, provocando ulteriori commenti di sconcerto dell'opposizione sul metodo: «Ci siamo bruciati un assessore in due minuti?», ha domandato ironico il capogruppo Pd, Pietro Nicolaci.


Le vicende giudiziarie di Massimo Ponzoni, coordinatore del Pdl di Monza e Brianza, nonchè grande manovratore proprio nella crisi che sta attraversando la maggioranza Pdl-Lega a Cesano Maderno, sono riportate sia sul sito corriere.it, che a pagina 5 della Repubblica – Milano, in un articolo di Davide Carlucci e Gabriele Cereda dal titolo "A Ponzoni mazzetta da 220 mila euro"

Sono due le inchieste che ruotano intomo alla figura di Massimo Ponzoni, l'ex assessore all'Ambiente della Regione recordman di preferenze alle ultime elezioni. C'è la corruzione, reato per il quale è stato raggiunto da un avviso di garanzia, come anticipato ieri dal Giornale. E c'è un'inchiesta più ampia, che riguarda i rapporti con i clan di alcuni esponenti politici dell'area di Desio, Seregno e Cesano Maderno dove Ponzoni raccoglie gran parte dei suoi voti — su cui si sta concentrando la Direzione distrettuale antimafia di Milano. L'inchiesta sulla corruzione è uno sviluppo dell'indagine del pm di Monza Walter Mapelli sulla bancarotta fraudolenta della Pellicano srl, società immobiliare con sede a Desio, dichiarata fallita dal tribunale dopo che era stato riscontrato un buco da 600 mila euro. Nel corso degli accertamenti della Finanza è emersa poi la vicenda della tangente da 220 mila euro che sarebbe stata versata a Ponzoni da un imprenditore del Bergamasco, Filippo Duzioni. Ponzoni si sarebbe speso non nella sua veste di assessore regionale ma per la sua influenza nei confronti di una serie di tecnici e politici—anch'essi indagati — da lui controllati in Brianza, riuscendo a procurare all'imprenditore un cambio di destinazione per una grande area in via Borghetto a Desio. Ma la storia delle mazzette è connessa con il fallimento della Pellicano, le cui uniche realizzazioni sono state le palazzine costruite a Cabiate, nel Comasco, da un'impresa edile in cui figuravano anche familiari di Ponzoni. Il quale, ieri, ha smentito tutto: «Non ho mai percepito somme di denaro da alcuno per finalità illecite e ho subito chiesto alla Procura di Monza di essere sentito, per chiarire l'assoluta infondatezza della pur generica contestazione».
Altra cosa è l'indagine sugli intrecci tra politica e 'ndrangheta nell'area di Desio su cui indaga un pool di magistrati della Dda, coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini. In questo caso gli accertamenti sono a più ampio spettro e riguardano gli interessi delle cosche nell'edilizia. Si va dal fallimento di una grossa società di demolizioni della provincia di Lecco, al cui interno operavano come procacciatori d'affari un esponente della famiglia Strangio e un uomo vicino al clan Barbaro-Papalia, alle lobby imprenditoriali che hanno investito tra Desio, Cesano e Seregno. Non è la prima volta che gli investigatori antimafia si occupano di quest'area, dove negli anni Settanta emigrò il boss Natale Iamonte. Suo nipote, Natale Moscato, uno degli immobiliaristi più attivi nel circondario, fu coinvolto in vecchie indagini ma poi ne uscì assolto e ora è vicino a una fazione del Pdl a Desio. Ieri, dopo le indiscrezioni che tiravano in ballo Ponzoni, è stata l'opposizione in consiglio regionale - da Chiara Cremonesi, di Sinistra ecologia e libertà, a Giulio Cavalli dell'Italia dei Valori - a chiederne le immediate dimissioni. Stessa richiesta da parte del Pd, i cui consiglieri Giuseppe Civati e Gigi Ponti aggiungono : «Solo una settimana fa, in Provincia di Monza, dopo l'audizione del pm Mapelli sulle infiltrazioni mafiose, abbiamo capito che la Brianza è sotto attacco». Un po' debole la difesa di Paolo Valentini, capogruppo Pdl al Pirellone: «È una questione personale, solo Ponzoni deve scegliere».


Stesso argomento trattato su Il Giorno – Monza e Brianza da Stefania Totaro alle pagine 2 e 3 "Soldi e mattoni, per Ponzoni altri guai giudiziari":

«Quei soldi derivano da preliminari di compravendita di immobili firmati dallo stesso amministratore della Pellicano Sergio Pennati a sua volta indagato di bancarotta fraudolenta e che ora accusa Ponzoni». Così giustifica i 220 mila euro l'avvocato Luca Ricci, difensore dell'ex assessore regionale Massimo Ponzoni, accusato dalla Procura di avere intascato una mazzetta per una variante al Pgt di Desio e Seregno. Che si tratti di mazzette ottenute per influire sul cambio di destinazione di uso da agricolo a edificabile di un terreno per realizzare un supermercato, come sostiene l'accusa di corruzione, o di compravendite di immobili, come sostiene la difesa degli indagati, sempre di soldi e mattone si tratta. Un connubio che aveva già messo nei guai l'ex assessore. Nel febbraio del 2009 il Tar aveva imposto a Ponzoni di abbattere due villette abusive costruite su un terreno agricolo non edificabile a Cesano Maderno (una intestata all'allora moglie, l'altra abitata dal cognato e dalla suocera). Poi Ponzoni viene accusato del mancato pagamento di un condono «per violazioni edilizie eseguite presso l'immobile di corso Italia a Desio», una palazzina costruita dall'Immobiliare Corso Italia srl, una società in liquidazione tra i cui soci figurava proprio il politico brianzolo. A marzo il Tribunale civile di Monza ha ingiunto a Ponzoni, quale fideiussore della società S.M. Piermarini & Co. srl di Desio, di pagare alla Banca di Credito Cooperativo di Triuggio e della Valle del Lanifero circa 150 mila euro per la garanzia prestata.
Ma la prima pesante tegola penale si abbatte su Massimo Ponzoni lo scorso aprile, quando viene indagato di bancarotta fraudolenta per il crac della società immobiliare Il Pellicano srl di Desio, dichiarata fallita dal Tribunale di Monza alla fine di gennaio con un buco di circa 600 mila euro. Con Ponzoni, amministratore della società fino al marzo 2006, sono indagati in concorso l'ultimo amministratore Sergio Pennati e anche l'ex moglie e il cognato di Ponzoni, Anna Maria e Argentino Emilio Corazza, in qualità di gestori della Arco Costruzioni di Desio che svolgeva attività anche per l'immobiliare desiana. Un'inchiesta che parte dallo scandalo sulla bonifica dell'area di Santa Giulia a Milano. Ponzoni fino allo scorso luglio era socio del 17,5% delle quote della Pellicano e le stesse quote detenevano anche altri due esponenti di spicco del Pdl lombardo, Massimo Buscemi, ex assessore regionale alle reti, servizi e sviluppo sostenibile, e Giorgio Pozzi, ex assessore ai trasporti e viabilità nella prima Giunta Formigoni dal 1995 al 2000. Con loro socia alla pari anche Rosanna Gariboldi (assessore a Pavia e moglie del parlamentare del Pdl Giancarlo Abelli) che ha patteggiato la pena di 2 anni per riciclaggio proprio nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sulla bonifica di Santa Giulia. Tutti avevano ceduto le loro quote della società proprio alla vigilia dell'inchiesta su Montecity. Contro la sentenza di fallimento della Pellicano pronunciata dal Tribunale di Monza è stato presentato ricorso in appello e sembra che i giudici abbiano deciso di sospendere la gestione della società da parte del curatore fallimentare in attesa del ricorso. Ora, ciliegina sulla torta, per Ponzoni l'accusa più pesante: quella di corruzione sempre nell'ambito di soldi e mattone, per una presunta storiaccia di mazzette e di scelte urbanistiche pilotate nella sua Brianza.


Federica Mantovani su Cronacaqui a pagina 2 scrive "L'ex assessore Ponzoni nei guai per tangenti: indaga pure l'antimafia":

Che l'ex assessore Massimo Ponzoni fosse indagato già si sapeva. Che tra le accuse, però, ci fosse pure la corruzione è invece una novità. Ma le sorprese, amare, non finiscono qui, perché la scorsa settimana il politico del Peli, "declassato" a consigliere regionale subito dopo le elezioni di marzo per via di un'inchiesta per bancarotta, sarebbe stato raggiunto da un'informazione di garanzia a firma dell'antimafia milanese. Già, perché ad indagare sull'enfant prodige della politica brianzola non sarebbe più soltanto la Procura monzese ma anche i colleghi del capoluogo, in particolare la sezione specializzata nella lotta alla criminalità organizzata. Le vicende sono ancora tutte da chiarire, l'indagine certo è soltanto agli inizi. Ma nel mare magnum di telefonate intercettate, amicizie passate al setaccio, conti correnti e appalti sarebbero spuntati alcuni "favori" fatti dall'ex assessore ad alcuni costruttori, poi risultati legati alle cosche. Il sospetto degli inquirenti, infatti, è che per quei "favori" il politico azzurro abbia intascato ben 250 mila euro.
Sospetti, almeno al momento, su cui le due Procure di Milano e Monza e gli uomini della Guardia di Finanza stanno tentando di fare chiarezza. Soltanto una settimana fa sono state proprio le Fiamme Gialle a consegnare a Ponzoni la notifica dell'indagine. Un'indagine che si lega direttamente a quella sui clan in Brianza, su cui gli inquirenti stanno lavorando da tempo e dove soltanto recentemente sarebbe spuntato il nome del pidiellino. Un'indagine, incentrata soprattutto sul clan dei Iamonte - Moscato che avrebbe già portato ad alcuni arresti, come quello di un certo Fortunato Stellitano che intercettato mentre parlava al telefono diceva: «Martedì vado a trovare Massimo che è assessore all'ambiente, mi faccio fare lo svincolo ed è a posto». E quel Massimo, secondo la Procura, altro non è che Ponzoni. Lo svincolo, invece, sarebbe quello di via Molinara, a Desio. Un'area su cui nel 2008 era in corso un'operazione urbanistica. E Ponzoni, personaggio di spicco della politica brianzola nonché assessore all'Ambiente all'epoca dei fatti, nelle scelte urbanistiche vantava parecchio peso. Anche, sostengono gli inquirenti, nelle scelte per le varianti al piano regolatore del territorio di Desio. Ed è proprio per via di queste scelte urbanistiche che per l'assessore è scattata l'accusa di corruzione; secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe intascato 250 mila euro per agevolare un gruppo impegnato nell'operazioni urbanistica. Gruppo che poi è risultato essere legato alle cosche


Valentina Rigano sempre su Cronacaqui, a pagina 3 "Dalla bancarotta ai "favori" urbanistici":

Chiamarla una seconda "tangentopoli" sarebbe inappropriato, ma che la sequela di indagini aperte su imprenditoria e classe politica in Brianza ci assomigli parecchio è fuori discussione. Così come appare fondato anche il sospetto che sulla classe dirigente brianzola si allunghi sempre più minacciosa anche l'ombra della malavita. Appalti che passano nelle mani di chi paga, distrazioni di denaro, le affermazioni sempre più frequenti degli addetti ai lavori che «la ndrangheta ormai è dappertutto» trovano fondamento nelle indagini che hanno portato assessori e classe dirigente nel mirino della Procura di Monza. Ad aprire la via alla magistratura è stata la maxi inchiesta Montecity-Santa Giulia, che ha visto coinvolti il re delle bonifiche Giuseppe Grossi insieme a Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia. Grossi accusato di aver manipolato appalti e di truffa nella bonifica dell'area milanese e di molte irregolarità fiscali nel recupero ambientale, Gariboldi, moglie del parlamentare Giancarlo Abelli, di aver riciclato i soldi dell'amico imprenditore. E l'ombra dei costi gonfiati si era allungata anche sull'ex area Falck di Sesto San Giovanni.
E proprio dal nome dì Rosanna Gariboldi, gli inquirenti sono partiti. Già, perché la moglie di Abelli faceva parte di società immobiliari in cui figuravano altri politici, tra cui l'ex assessore Massimo Ponzoni. Da qui la Procura di Monza e la Guardia di Finanza hanno iniziato a scavare tra i documenti che siglavano sodalizi tra politici, nella costituzione di immobiliari, tra cui la "Il Pellicano s.r.l", inizialmente amministrata dall'ex assessore regionale Massimo Ponzoni e composta dall'assessore regionale Massimo Buscemi, dalla Gariboldi, dal commercialista Sergio Pennati e dall'ex assessore all'Artigianato Giorgio Pozzi. La società, costituita nel 2003, è fallita lo scorso luglio, per un ammanco di 600 mila euro. All'indomani delle elezioni regionali, nel marzo scorso, le Fiamme Gialle hanno perquisito gli uffici di Ponzoni e soci, oltre alle abitazioni private, ed in poche settimane hanno formalizzato per l'ex assessore regionale all'ambiente e il commercialista Pennati, l'iscrizione nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta, che gli amministratori avrebbero messo in atto emettendo false fatture a favore di un'altra società, la "Arco srl". Una società di costruzioni gestita proprio dai familiari dell'ex moglie di Ponzoni, la famiglia Cocozza di Desio. E analizzando la documentazione, fiscale e non, inerenti la "Pellicano s.r.l", gli investigatori si sono imbattuti in Filippo D., imprenditore nel settore di edilizia pubblica, privata e movimento terra, con base nella bergamasca. Il suo nome figura in alcuni documenti sequestrati dalle Fiamme Gialle di Paderno Dugnano la scorsa settimana, e dai quali risulterebbe che per poter mettere mano su una variante del Pgt di Desio, l'imprenditore avesse pagato una tangente di 250 mila euro a Massimo Ponzoni, costata al politico l'avviso di garanzia per corruzione notificatogli nei giorni scorsi.
Ma qui la vicenda si complica: la magistratura riscontra infatti alcuni punti di contatto tra le indagini sugli amministratori e quelle sulla malavita. In particolare, in alcune intercettazioni, fin dal 2008, alcuni esponenti della malavita locale avrebbero parlato di "favori" da parte di amici politici nell'ambito di bonifiche ed appalti. E da questi elementi sarebbe dunque scattato un altro filone di inchiesta che, parallelamente e a completamento del lavoro iniziato dalla Procura monzese, è passato da circa un mese nelle mani della Dda di Milano. Ed è proprio in questi fascicoli su cui le due procure lavorano in tandem che fa capolino anche il nome di Rosario Peni, ex presidente del Parco delle Groane e assessore provinciale ai trasporti di Monza. Ma il primo scandalo, per Ponzoni, risale al 2009, quando il suo nome compare sui giornali a causa di una sentenza del Tar che condannava la famiglia della moglie per aver edificato una villetta bifamiliare abusiva a Cesano Maderno. Ponzoni, all'epoca assessore regionale all'Ambiente, si era trovato in mezzo ad una bufera di polemiche, richieste di dimissioni, dalle quali era uscito sottolineando che, formalmente, quelle proprietà non erano sue e che non aveva nulla a che fare con quella storia.


Infine sempre su Cronacaqui, a pagina 3 "L'opposizione chiede le dimissioni, i pidiellini: «Abbiamo fiducia»":

L'inchiesta è appena all'inizio e le vicende da chiarire sono ancora parecchia. Magiàinconsiglio regionale la polemica sulle dimissioni del consigliere regionale Massimo Ronzoni, ex assessore, è incandescente. E se i compagni di partito fanno quadrato intorno al politico finito nel mirino della magistratura, l'opposizione ne ha chiesto invece le dimissioni. Dal Partito democratico all'Italia dei Valori, il coro è unanime: Dimissioni subito. Fiducia, invece, da parte del capogruppo Pdl in consiglio regionale Paolo Valentini, sul buon esito della vicenda giudiziaria che vede coinvolto il compagno di partito, raggiunto da un avviso di garanzia. «Ci spiace - ha detto Valentini a margine del consiglio regionale -, siamo molto fiduciosi sia nell'attività della magistratura che sul fatto che Ponzoni possa provare la sua estraneità ai fatti». E in merito alle dimissioni dalla carica di consigliere segretario, chieste dall'opposizione, Valentini ha poi aggiunto «è una questione personale, solo Ponzoni può scegliere». 
Ma dall'opposizione la richiesta è arrivata forte e chiara: «Dopo l'indagine per concorso in bancarotta aperta a suo carico nell'ambito dell'inchiesta sulla bonifica di Santa Giulia, oggi notizie di stampa gettano nuove ombre inquietanti sull'ex assessore regionale, ora segretario del Consiglio, Massimo Ponzoni. Per quanto ci riguarda, attendiamo l'esito dell'inchiesta. Ma riteniamo anche che occorra immediatamente tutelare la credibilità dell'istituzione regionale, di fronte ad accuse gravissime» ha affermato Chiara Cremonesi, consigliere reg tonale di Sinistra Ecologia e Libertà. «Chiediamo quindi che Massimo Ponzoni e il Pdl facciano subito chiarezza, assumendosi la responsabilità politica della situazione - ha proseguito Cremonesi -, perché far parte di un organo di garanzia come l'Ufficio di Presidenza e avere pendenze giudiziarie di tale peso appare, agli occhi di chiunque, del tutto incompatibile». Non diversa la linea del Pd in consiglio regionale. «Per la sua serenità e dall'altra parte per l'istituzione che rappresenta - ha detto il capogruppo Pd Luca Gaffuri a margine del Consiglio regionale - rassegni le sue dimissioni da segretario dell'ufficio dì presidenza. In attesa che si accertino le responsabilità è bene che lasci l'ufficio di presidenza». Nella querelle è intervenuto pure il presidente del consiglio regionale, Davide Boni: «Il consigliere segretario Ponzoni è stato eletto dal Consiglio, fa parte dell'Ufficio di Presidenza. Ma il presidente del Consiglio non è un giudice, non è nelle mie facoltà scegliermi i vice e i consiglieri segretari». Parole dure anche quelle dell'ldv che ha chiesto a Ponzoni di dimettersi «per potersi difendere dalle gravissime accuse di corruzione». «Mi auguro - conclude Giulio Cavalli, consigliere regionale Idv - che la strategia di difesa di Ponzoni non sia quella di sottrarsi ma di assumersi le proprie responsabilità nelle sedi giudiziarie e di chiarire la propria posizione anche in quelle polìtiche». E anche da Giuseppe Civatì e Gigi Ponti, rispettivamente consigliere regionale e capogruppo Pd in provincia di Monza, è arrivato il commento all'indagine: Grave sarebbe l'ipotizzato intreccio del reato di corruzione con quello legato alla criminalità organizzata», E ancora: «Crediamo sia necessario più rigore e un impegno maggiore da parte di Formigoni e del presidente della Provincia di Monza Dario Allevi per promuovere azioni efficaci che tengano le istituzioni e le persone che ne fanno parte al di sopra di ogni sospetto. E questo anche alla luce dei recenti proclami contro la corruzione di Berlusconi».



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